- Hai dolore all’inguine o al ginocchio?
- A volte ti capita di zoppicare perché non riesci ad appoggiarti bene sulla gamba?
- Fai fatica a piegarti per mettere le calze o a fare il bidet?
- La mattina senti la gamba e/o il ginocchio rigidi e ti ci vuole qualche minuto e qualche passo prima di scioglierli?
Se la risposta a una o più di queste domande è Sì, probabilmente soffri di una forma più o meno grave di artrosi. Infatti, la causa più comune di dolore ad anca o ginocchio, soprattutto sopra i 60 anni di età, è la degenerazione del tessuto cartilagineo che ricopre le articolazioni, processo ad insorgenza graduale che prende il nome di osteoartrosi, o semplicemente artrosi. Un’articolazione artrosica, oltre ad essere dolente, può risultare rigida, soprattutto nelle prime ore del mattino, e portare alla perdita di elasticità e forza muscolare, rendendo difficoltosi movimenti e attività della vita quotidiana (camminare, fare le scale, indossare calze e scarpe, piegarsi sul water o bidet…).
Trattandosi di una patologia molto diffusa, vengono continuamente effettuati studi scientifici per cercare di capire quali siano i trattamenti più efficaci per prevenirne e ridurne gli effetti e migliorare i sintomi e la qualità della vita delle persone che ne soffrono.
Ad oggi, le più recenti evidenze scientifiche concordano sul fatto che l’approccio conservativo sia, in primo luogo, la via da preferire, rivalutando, in caso di fallimento di quest’ultimo, la possibilità di procedere con l’intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione con una protesi in titanio.
Ma in cosa consiste questo approccio conservativo citato dai migliori studi scientifici. Per semplicità, mi piace chiamarlo l’approccio R3, ovvero:
– Riduzione del carico sull’articolazione interessata, ovvero perdere peso se si è in sovrappeso. La riduzione del peso in eccesso è di importanza fondamentale per ridurre il carico, e di conseguenza l’infiammazione, dell’articolazione interessata. Spesso è difficile mettere in atto strategie precise per raggiungere questo obiettivo, pertanto consigliamo di rivolgersi a un professionista, quali dietologi o nutrizionisti.
– Recupero di mobilità ed elasticità dell’articolazione e dei tessuti interessati. Tramite tecniche di terapia manuale, mobilizzazioni articolari e trattamento miofasciale si favorisce il recupero dei movimenti normali dell’articolazione e dei tessuti rigidi e il miglioramento della sintomatologia dolorosa.
– Riallenamento di coordinazione e forza della gamba interessata. Un allenamento personalizzato, che può comprendere esercizio aerobico, esercizi di rieducazione graduale al carico rispettando i tempi di guarigione del tessuto e i sintomi (dolore, gonfiore), di rinforzo muscolare, di equilibrio, di controllo motorio, permette di riportare gradualmente in “forma” l’arto inferiore interessato e, più in generale, tutto l’organismo, costretto probabilmente per qualche tempo ad una mobilità limitata a causa dei sintomi artrosici.
Quello che è stato qui schematizzato per punti è in realtà un approccio integrato. Svolgendo tutte queste attività contemporaneamente, e integrandole con altre possibilità come l’utilizzo di farmaci antinfiammatori topici (le classiche creme), educazione terapeutica sui meccanismi neurofisiologici del dolore, l’utilizzo di un ausilio come bastone o stampelle per ridurre temporaneamente il carico, il trattamento dei disturbi del sonno è possibile ridurre in maniera efficace il dolore e la disabilità causati dall’artrosi, migliorando quindi la qualità della vita.
Se così non dovesse essere si potrà procedere alla valutazione chirurgica, consapevoli che l’approccio conservativo effettuato garantirà migliori possibilità di recupero dopo l’intervento.
Le informazioni riportate fino ad ora sono delle linee guida. È molto importante che il trattamento venga cucito su misura in base alle esigenze e alle caratteristiche specifiche del problema di ognuno, ed è quindi necessario inquadrare il problema tramite una valutazione personalizzata.